15 settembre 2012

concorso per la riqualificazione Lungomare Duilio di Favignana


Certi luoghi ci seducono sottotraccia. Spendono poco a poco la magia che hanno da dare fino a conquistare una confidenza che ce ne fa innamorare.

Favignana è uno di questi luoghi. Con candore e senza clamore, e con una natura che si prende tutto: lo sguardo, i sensi, i ricordi. Intervenire in un contesto del genere con un progetto di architettura fa tremare i polsi perché si rischia di fare solo rumore, di attirare lo sguardo perché si è fuori contesto.

Partendo da questa premessa fondamentale il progetto si è articolato per predisporre un luogo capace di incorporare la natura, farla diventare parte essenziale della piazza, come un materiale tra gli altri. Segni semplici, quasi banali, ma necessari. Nessuna gerarchia, anche il monumento ai caduti trova la sua migliore espressione in una volontaria rinuncia al gesto compositivo appariscente. La piazza è il Monumento, non lo contiene, lo evoca.

Volgendo lo sguardo all’orizzonte, verso il mare, si possono sentire le voci e i sogni spezzati dei caduti delle guerre, dei pescatori annegati nelle loro necessità e di tutta l’umanità semplice a cui non interessano cerimonie e discorsi. Saranno le cose semplici ad onorarli: la prima corsa di un bambino, la carezza del vento, l’ombra ad agosto, il cielo stellato. Il resto lo fa Favignana, lo fa il mare e lo fa l’attesa serena di un nuovo ricordo.

L’idea di progetto si sviluppa attorno ad una doppia quinta muraria che abbraccia lo spazio pubblico. Questa doppia quinta è un muro di altezza crescente e permeabile allo sguardo che incornicia punti di vista privilegiati verso il paesaggio circostante ed è realizzata in conglomerato cementizio intonacato a calce. Essa è divisa in due elementi: un primo elemento, che guarda verso il mare, ha una altezza che parte dalla quota della pavimentazione fino ad arrivare nel suo punto più alto a 4m, e che lungo il suo sviluppo è alleggerito attraverso aperture di dimensioni variabili. Esso definisce e protegge lo spazio più interno della piazza senza chiuderlo; un secondo elemento, posto lateralmente, ha una altezza che dalla quota del pavimento arriva fino a 2,5m, e si presenta come un segno più compatto e discreto che accompagna lo sguardo verso il mare.

Grazie a queste quinte il cuore della piazza trova una dimensione intima tipica di un luogo d’incontro semplice e protettivo: le aree verdi, le sedute, i cubi e i chioschi danno nuova vita allo spazio pubblico che entra potentemente a far parte del paesaggio, generando uno spazio da percorrere liberamente, permeabile da transiti e da tracciati, in cui ogni punto di sosta dischiude uno scorcio sempre diverso: questo spazio accoglie momenti di gioia, di contemplazione e di malinconica attesa; lascia sempre a chi lo vive una libera scelta, come la possibilità di sdraiarsi all’ombra, di sedersi al sole, o di chiacchierare al chiaro di luna. Questo rende la piazza un luogo a misura d’uomo.

La piazza è abitata così da una serie di elementi essenziali che definiscono un luogo in cui si incrociano elementi differenti, ognuno dei quali contribuisce alla dimensione e alla forma dell’insieme. La riflessione sui vari componenti di cui il progetto di riqualificazione si compone diventa occasione per riconnettere la piazza con il suo contesto unico. L’intervento proposto pur modificando radicalmente l’aspetto della piazza è stato articolato in modo da preservare gli alberi esistenti recuperandoli tutti. Poiché il rapporto con la natura è un rapporto essenziale ed importante per tutte le persone, si è voluto privilegiare una fruizione libera delle aiuole, che sono state portate alla stessa quota del livello pavimentato della piazza, quindi direttamente fruibili dalle persone che troveranno un posto in cui soffermarsi, cosa resa attualmente impossibile dalle aiuole esistenti, che creano una separazione netta tra percorsi e aiuole.

Alla sostenibilità e alla leggerezza del verde si unisce un sistema di elementi dalla geometria cubica in un armonico rapporto tra spazi vuoti e spazi pieni. Si tratta di elementi di 3×3m da realizzare in cemento armato, rivestiti di tufo all’interno e di maioliche realizzate artigianalmente all’esterno. Due di questi cubi diventano poi dei veri e propri chioschi, come richiesto dal bando, per la rivendita di bibite e gelati che in tal modo vengono armonicamente integrati con l’architettura complessiva della piazza. I cubi divengono dunque punti privilegiati di pausa, dove poter trovare rifugio nelle assolate giornate estive, piccoli angoli di solitudine nella confusione delle sere d’estate, ripari indispensabili nei rari giorni di pioggia. I cubi hanno anche la funzione di comunicare con la città attraverso un gioco comunicativo affidato alle maioliche che ne rivestono le facce esterne verticali.

Le maioliche, di dimensione ordinaria 15×15cm, viste da vicino appariranno come un disordinato susseguirsi di colori e decori, un omaggio alla architettura “dialettale” che si sviluppa nelle piccole comunità, dove la creatività spontanea degli abitanti alle volte si concretizza in un coloratissimo riutilizzo delle maioliche di scarto come rivestimento di facciate. Se però osserviamo le facce dei cubi rivestite in maiolica da più lontano, nel loro insieme, grazie ad una sapiente combinazione di decorazioni differenti ottenuta con l’ausilio di un software, restituiranno la visione di una decorazione realizzata in grande scala.

A limite dell’area centrale, verso il mare, troviamo la grande panca. Questa assume una duplice valenza, quella, cioè, di essere nel medesimo tempo un “dentro” e un “fuori”: un dentro come nodo di riferimento della socialità urbana che si instaura all’interno della piazza e un fuori perché, posizionata in corrispondenza della ampia finestra della quinta, diventa il punto di vista privilegiato per guardare il mare. La grande panca costituisce anche il luogo ideale dive collocare la scultura in bronzo, opera che rappresenta l’uomo comune che guardando verso l’orizzonte come detto in premessa rievoca i caduti delle guerre, le vittime civili, i caduti sul lavoro. La statua è posta tra le persone, al loro stesso livello, senza piedistallo a sottolineare l’assenza di retorica quanto piuttosto sottolineare una vicinanza empatica. In questo paesaggio di contaminazioni di pezzi, si instaura il sistema delle lunghe panche, che vanno da una lunghezza di min 9m a max 15m. Questi segni, in prima istanza, svolgono la loro funzione essenziale di seduta, sia quelle nella parte antistante la piazza, in diretto contatto visivo con il mare, sia quelle all’interno; queste ultime in seconda istanza si trasformano come la possibilità di far nascere naturalmente la piazza dal suolo riprendendone le tracce attuali.

La scelta dei materiali ha tenuto conto della volontà di rendere l’intervento sostenibile economicamente. Per potere perseguire l’obiettivo di dare forza e carattere all’intervento abbiamo puntato su materiali dalla tecnologia consolidata, facilmente reperibili, dalle caratteristiche tecniche stabili nel tempo, perché abbiamo cercato di dare al nostro progetto anche la forza di conservarsi nel corso degli anni. Materiali semplici ma inseriti in un contesto formale originale e fluido.

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