20 giugno 2013

Lighting design | le potenzialità espressive della tecnologia a catodo freddo.

hiWHIM
| hiWHIM network internazionale di innovazioni creative e interattive |

Le lampade a catodo freddo hanno visto la luce nel 1910 grazie a Georges Claude, inventore francese. La tecnologia si basa sul concetto che alcuni gas rari, il più noto dei quali è il neon, attraversati da una scarica elettrica producono luminescenza.

L’applicazione più conosciuta di questa tecnologia è la realizzazione delle insegne luminose al neon che hanno invaso le città dall’inizio del ’900 che sono rapidamente diventate il simbolo della metropoli moderna, al punto che la diffusione di queste lampade fu tale che lo stesso Claude nel 1933 confessava:«Fin qui i tubi a gas rari sono serviti quasi solo ad accendere nelle strade delle nostre città fuochi d’artificio multicolori di gusto volgare che si sono guadagnati molti nemici: non sempre sono orgoglioso quando si scopre in me il padre di simili orrori»...

continua a leggere su www.hiWHIM.com >>

7 giugno 2013

cinema e architettura | PINA di Wim Wenders | Spazio alle emozioni

PINA di Wim Wenders
| PINA di Wim Wenders |

PINA di Wim Wenders è un film che parte da lontano, e che condensa in sé le esperienze e le vicende del regista, della coreografa ed anche dei luoghi in cui sono ambientate le scene del film che sono state girate in luoghi reali.
Wim e Pina si conoscono la prima volta nel 1985 a Venezia. Wenders non aveva mai seguito il balletto, lo trovava estraneo ai suoi interessi, ma a Venezia c'era una retrospettiva sulla coreografa tedesca e fu solo per l'insistenza della compagna di Wenders che egli si trovò ad assistere ad uno spettacolo della Bausch. Egli accettò, disse, per educazione di vedere Cafè Muller, spettacolo nel quale danzatori bendati si muovono in una scenografia realizzata con decine di sedie nere. Wenders racconterà anni dopo di essersi ritrovato, alla fine dello spettacolo, inchiodato alla poltroncina di velluto rosso del Teatro La Fenice con gli occhi gonfi di commozione. Fu così che volle conosce Pina e in quel loro primo incontro lui la inondò di parole e si lasciò scappare l'idea di fare un film insieme. Un film che sarebbe arrivato quasi vent'anni dopo.

I loro destini si erano già incrociati a Wuppertal nel 1973, quando Pina Bausch cominciò a dirigere il Wuppertal Ballet, trasformandolo presto nel Tanztheater Wuppertal, dove i gesti delle coreografie nascevano dal contributo personale dei ballerini, che venivano interrogati sul loro vissuto e chiamati a scrivere una lingua nuova: con il corpo, con l'abito "civile" anziché il costume di scena, con la nudità, con la parola. L'allora giovane regista invece a Wuppertal girò molte scene di Alice in der stadten (Alice nelle città), in cui il tema della città viene visto come occasione di un viaggio altro, dove non solo si guarda e si commenta ciò che scorre davanti agli occhi ma si partecipa in qualche caso alle realtà più vive che si incontrano, mantenendo sempre uno sguardo attivo, pronto a commuoversi, lasciandosi rapire da certe realtà sociali ed esistenziali più problematiche, coinvolgenti, di grande impatto emotivo.

Treno sospeso | Wuppertal PINA | 2011 Alice in der stadten | 1973

Nessuno dei due era alla prima esperienza, ma in pratica il momento di svolta delle loro carriere giunse nello stesso periodo e nello stesso luogo, e tanti erano i punti di contatto: una forte messa in discussione della cultura precedente, ricerca artistica di reinvenzione necessaria e di assoluta libertà creativa, l'ispirazione neorealista ma profondamente psicologica. E poi, ancora, il viaggio goethiano alla scoperta dei luoghi del mondo e la fortissima connotazione pittorica.
La scelta di Wenders di girare a Wuppertal nel 1973 è da legare ai suoi ricordi d'infanzia, quando dalla non lontana Dussendolf andava a vedere il “tram volante”, il treno sospeso vecchio quasi come la storia del cinema (venne costruito nel 1901). Tornare a girare negli stessi luoghi a distanza di quasi quarant'anni ha certamente a che fare con la memoria e con l'idea che i luoghi delle città assumono un ruolo da protagonista nella vita come nel cinema. L'architettura, le città e i luoghi a suo parere dialogano con noi ininterrottamente.
 “Pensiamo di essere gli unici a parlare, ma io sono convinto che ci sia uno scambio: i luoghi ci danno energia, sensazioni, ricordi, creano situazioni in cui possiamo lavorare, rilassarci, sentirci bene o male. E per come la vedo io, questa è una forma di dialogo. Le città influenzano le nostre azioni e i nostri pensieri, i nostri atteggiamenti e, persino, il nostro comportamento sociale: ci influenzano più di quanto, probabilmente, siamo disposti ad ammettere.”
Wim Wenders

blog network