24 maggio 2009

53° Biennale di Venezia

Si ripete l'esperianze di collaborazione alla Biennale d'Arte di Venezia con il Cile. Grazie ad una fruttuosa collaborazione l'arch.Luigi D'Oro e [archiattack] sono al lavoro per l'allestimento del padiglione cileno che quest'anno è rappresentato da Ivàn Navarro.


«Per la 53° Biennale di Venezia, Iván Navarro ha creato un gruppo di opere che affrontano e traducono parte delle complicate questioni politiche e sociali ancora oggi irrisolte nel suo paese d’origine. Queste tematiche formano un filo comune a tutti i lavori di Navarro, permettendogli di connettere simbolicamente situazioni vulnerabili a complessi processi di invenzione formale.

“Threshold”, è il titolo scelto per questa mostra, suddivisa in tre fasi distinte, scandite a loro volta da tre interventi che affrontano, uno dietro l’altro, gli argomenti cari all’artista, uniformati da una regia particolarmente attenta alle scelte illuminotecniche.

Il primo momento è rappresentato da Death Row (2006), un lavoro composto da tredici porte in alluminio contenenti luci al neon di colori diversi. Le porte sono disposte in un modo particolare atto a creare un’illusione ottica, che produce l’effetto di corridoi multipli e profondissimi che entrano e proseguono attraverso le pareti dilatando lo spazio.

Resistance (2009), è la scultura di una sedia su ruote, realizzata con un assemblaggio d’elementi tubolari di neon. Il lavoro è accompagnato dal video di una bicicletta condotta dall’artista, alla quale si ancora la scultura della sedia, che si accende grazie all’energia che scaturisce dall’azione stessa del pedalare. Nel video, la bicicletta è vista mentre viaggia attraverso Times Square, un’area di New York nota in tutto il mondo per la profusione di luci, elettrofluorescenze e schermi luminosi giganti. Il ciclista fatica a portare il suo carico che s’illumina esclusivamente tramite la sua fatica fisica, e i neon che compongono la sedia sfrecciano come una pennellata di luce mossa, contro lo sfondo fissamente iper-illuminato.

In ultimo, Bed (2009), una scultura circolare fissata al pavimento, in cui la parola BED è illuminata al neon e riflessa all’infinito in un profondo buco, trasformandosi così in un disegno astratto.

Proprio come la nozione di soglia simbolizza l’attraversamento da un luogo ad un altro, o da una fase ad un’altra, così questi pezzi ci fanno porre la domanda di cosa possa esistere oltre la superficie ed allo stesso tempo ci negano la possibilità di poter entrare all’interno di questa illusione. Le ricerche di Navarro ipotizzano l’esistenza di qualcosa che si perde sempre nella trasformazione dell’energia, ed è proprio quest’idea che l’artista cerca di esprimere visivamente. I materiali usati da Navarro, (apparentemente freddi e molto tecnici), sono completamente dipendenti dall’energia elettrica, un elemento vitale che serve come latente metafora dei fluidi corporei e dell’atto stesso di generare vita, di “animare” gli oggetti. Gli oggetti di Navarro, infatti, son costruiti secondo le proporzioni del corpo umano sviluppato da Leonardo da Vinci, che, curiosamente, continuano a riaffiorare in un numero di oggetti industriali, in modo specifico i tubi fluorescenti che usa per costruire le sue opere.

Iván Navarro è cresciuto nel lontano sud del mondo, alla fine del XX secolo – sotto la dittatura di Pinochet in Cile – un’esperienza che ha formato la sua visione artistica. Nel 1997 si trasferisce a New York, dove continua a sviluppare le sue visioni, collegando la sua iniziale missione artistica a un’esplorazione del linguaggio del Minimalismo Americano, usandolo ed allo stesso tempo trascendendo da esso, creandosi così una nuova posizione. Con i suoi lavori cerca di catturare i paradigmi del suo tempo, con l’aggiunta di una ricerca politica che vuole indebolire la purezza della forma industriale.»
Antonio Arèvalo

padiglione del Chile - Ivàn Navarro - threshold

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